Covid-19: il Governo sta valutando un’applicazione per tracciare gli spostamenti dei cittadini

Regolamentazioni non sufficienti ad arrestare l’epidemia: a rischio la salute pubblica

La diffusione dei contagi da Covid-19 sembra aver subito una lieve diminuzione negli ultimi giorni, e questo anche grazie alle nuove misure restrittive imposte dal Governo.
Tuttavia, tali regolamentazioni non sembrano sufficienti per arrestare l’epidemia: nonostante la grande mobilitazione delle forze dell’ordine, predisposte a controllare gli spostamenti degli individui e le loro autocertificazioni, molte persone si dimostrano ancora restie ad adattarsi ad un cambiamento forzato del loro stile di vita e tante altre non mettono in pratica gli accorgimenti necessari per evitare ulteriori contagi. Le uscite non necessarie, unite al continuo bisogno di contatto umano, si sono moltiplicate, mettendo seriamente a rischio la salute pubblica.

Attenzione alle normative in materia di privacy

Per combattere la propagazione delle infezioni, il Ministero dell’Innovazione sta valutando la strada già percorsa dalla Corea del Sud, che prevede l’utilizzo di alcune applicazioni pensate per localizzare i positivi e tracciarne i movimenti.

I progetti in cantiere sono molti, ma la Polizia Postale suggerisce di procedere con cautela, in quanto queste strumentazioni potrebbero andare fortemente in contrasto con le normative in materia di privacy. Tuttavia, allo stato attuale, l’ipotesi non è da sottovalutare: ci troviamo di fronte ad un’emergenza dalla portata straordinaria e un passo di questo tipo, pur comportando una deroga importante ai principi di tutela, potrebbe rivelarsi necessario a fronte di una superficialità di fondo che, purtroppo, continua a dilagare nelle convinzioni di chi non ha ancora compreso la gravità della situazione.

Un altro aspetto oggetto di discussione è la possibilità di rintracciare, attraverso le celle telefoniche, i cittadini che non rispettano il divieto di rimanere in casa. La Lombardia ha già provveduto ad attivare questo sistema e il Presidente della Regione, Attilio Fontana, a seguito della dilagante preoccupazione dei cittadini circa la riservatezza delle informazioni che li riguardano, assicura l’assenza di una volontà di controllo individuale: si tratta unicamente di un monitoraggio volto a quantificare i flussi in movimento sul territorio.

Il Garante della Privacy, Antonello Soro, controbatte soffermandosi sui numerosi riferimenti alle esperienze coreane e cinesi: sostiene la necessità di mettere in pratica le dovute accortezze nell’ispirarsi a realtà in cui le libertà individuali sono nettamente limitate rispetto alle nostre. Afferma, inoltre, il bisogno di intavolare proposte maggiormente definite, a cui dovrebbero far seguito una gestione efficiente, dettagliata e trasparente di una mole di dati di considerevole entità.

I progetti degli sviluppatori italiani

Anche se al momento il Governo non si è ancora espresso ufficialmente sull’argomento, gli sviluppatori italiani hanno già avviato diversi progetti, come quello a cui sta lavorando Luca Foresti, fisico e Amministratore Delegato della rete di poliambulatori specialistici Centro Medico Santagostino: l’idea è quella di mettere a disposizione delle istituzioni un’applicazione che, basandosi sui dati georeferenziati e anonimi, permette di tracciare gli spostamenti degli individui e raccogliere il loro diario clinico. La tecnologia, in questo modo, è in grado di individuare in anticipo la presenza di un eventuale focolaio.

Un altro software, sviluppato dall’Università di Urbino, consente all’utente di utilizzare il proprio smartphone come una sorta di banca dati virtuale sulla quale registrare tutte le informazioni utili a tutelare sé stesso e gli altri. L’applicazione, dunque, garantisce la sicurezza dei dati, in quanto essi non vengono condivisi in rete, ma possono comunque essere oggetto di analisi in caso di necessità.

Anche dalla valle di Sondrio arriva un’applicazione simile, chiamata STOPcovid19: il suo funzionamento prevede la trasformazione dello smartphone dell’utente in un localizzatore GPS, allo scopo di delineare una mappa dei suoi spostamenti. Le informazioni raccolte sono private e disponibili all’occorrenza solo alle autorità preposte, per permettere loro di intervenire qualora dovessero riscontrare il contatto fra un individuo positivo e altre persone.

Un nuovo percorso verso la localizzazione a tappeto?

Le soluzioni tecniche per tracciare gli individui sono numerose: applicazioni, operatori di telefonia mobile, ma anche motori di ricerca e social network contengono diverse informazioni sugli spostamenti dei propri utenti, tuttavia è necessario il consenso dell’utilizzatore stesso o un provvedimento giudiziario motivato per potervi accedere.
La maggior parte delle persone utilizza questi strumenti ogni giorno, ma tutti sono soggetti al GDPR.

Il percorso verso una localizzazione a tappeto, dunque, sembra ancora lungo (e molto ripido).

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