La criminalità digitale contro la sperimentazione medico-scientifica
L’Università Tor Vergata di Roma è stata recentemente colpita da un attacco hacker che, facendosi strada all’interno della rete, ha compromesso oltre 100 computer e ha reso inaccessibile una serie di informazioni di importanza planetaria.
In poco tempo, i criminali digitali hanno cifrato tutti i file presenti all’interno dei dischi rigidi e hanno bloccato l’accesso ai dati riferiti al Coronavirus (studi sulle molecole per impedire l’ingresso del virus nelle cellule umane, biomarcatori della voce per effettuare le diagnosi grazie all’intelligenza artificiale, eccetera), ma anche a una serie di altri preziosi supporti di fondamentale rilevanza per la sperimentazione medica e scientifica.
In generale, dunque, gli hacker hanno criptato ogni singolo documento presente all’interno del sistema cloud, pregiudicando anche il normale svolgimento di quella didattica a distanza che, durante la quarantena, aveva permesso il sostenimento di 71mila esami.
Un team di esperti per contrastare l’offensiva informatica
Il rettore Orazio Schillaci si è immediatamente rivolto a un team di informatici e a un professionista nel campo della cybersecurity di comprovata esperienza, in modo tale da mettere in atto sin da subito le necessarie contromisure atte a contrastare l’offensiva, recuperare il backup dei dati e ripristinare i sistemi informativi. Ha affermato, inoltre, che non è stata ricevuta alcuna richiesta di riscatto e che, ad oggi, la provenienza dell’attacco non è ancora nota.
I tecnici sono al lavoro per identificare tutti gli indicatori di compromissione, un processo che richiede l’analisi dei log dei sistemi di intrusione, l’esame degli indirizzi ip e l’individuazione delle tecniche utilizzate.
Attacchi tecnologici a scopo estorsivo: un caso tanto complesso quanto diffuso
L’obiettivo ultimo degli esperti digitali è quello di rintracciare i responsabili – un’operazione tutt’altro che semplice. Per tale ragione, il team collaborerà con la Polizia Postale, anche in considerazione del fatto che la vicenda rappresenta un caso tanto complesso quanto diffuso: altri atenei sono stati colpiti con le stesse modalità e, se si volesse osservare la questione da un punto di vista più ampio, ci si renderebbe conto che non si tratta del primo episodio di questo genere (basti pensare al recente sabotaggio informatico ai danni del laboratorio del San Camillo). I tentativi di incursione sono aumentati esponenzialmente dall’inizio della pandemia e le autorità di tutto il mondo hanno segnalato una serie di attacchi tecnologici a scopo estorsivo anche a discapito di strutture come ospedali e centri di ricerca. Tali vicende si uniscono a una lunga serie di offensive legate alla criminalità informatica, alcune delle quali, servendosi di tecniche e strumenti sempre più sofisticati e all’avanguardia, sono in grado di bypassare anche i controlli di sicurezza più serrati.