WhatsApp 2021: tutte le novità (e le preoccupazioni per la privacy)

WhatsApp, la piattaforma di messaggistica istantanea attualmente più utilizzata al mondo, è in procinto di introdurre una serie di novità che andranno ad arricchire l’esperienza di utilizzo degli utenti.
Nonostante l’applicazione abbia subito nel corso del tempo diverse trasformazioni grafiche e funzionali, il 2021 porterà con sé una vera e propria svolta per tutti coloro che ogni giorno si scambiano messaggi attraverso WhatsApp: i cambiamenti, infatti, sembrano essere davvero numerosi ed importanti, in particolare per quanto riguarda l’uso del sistema sul desktop.

Utilizzo della piattaforma su diversi dispositivi contemporaneamente

Una delle novità maggiormente significative riguarda la possibilità per gli utenti di utilizzare la piattaforma di messaggistica su diversi dispositivi contemporaneamente: in questo modo, dunque, coloro che possiedono più device non saranno più limitati dal collegamento alla propria SIM e al numero di telefono ad essa associato, ma potranno usare WhatsApp su un massimo di 4 dispositivi (indistintamente fra smartphone, tablet e PC) in simultanea.
Si tratta di una soluzione che non è nuova per le applicazioni concorrenti quali Telegram, Messenger e Instagram, che già da tempo sfruttano il cloud per sincronizzare i messaggi e permettere così agli utenti di accedere al proprio account da qualunque dispositivo.

Videochiamate dal desktop

Un’altra funzionalità annunciata dagli sviluppatori di WhatsApp è la possibilità di effettuare le videochiamate dal desktop. Attualmente, infatti, solo la versione mobile della piattaforma permette tale attività: si tratterà, dunque, di una novità che verrà sicuramente apprezzata da molti utenti, anche in considerazione del particolare periodo storico che stiamo vivendo. Le videochiamate, com’è noto, hanno per forza di cose sostituito la maggior parte degli incontri – sia di lavoro che personali – che prima si svolgevano in presenza, pertanto la necessità di disporre di tale funzionalità sul sistema di messaggistica più popolare al mondo si è fatta ancora più pressante.

“Modalità Vacanza” per le conversazioni di gruppo

La terza novità che verrà introdotta su WhatsApp sarà la cosiddetta “Modalità Vacanza”, che coinvolgerà le conversazioni di gruppo all’interno delle quali viene scambiato un elevato numero di messaggi: grazie a tale modalità, infatti, gli utenti che non sono più interessati a determinate conversazioni potranno spostarle facilmente in un apposito archivio, per poi rivederle in primo piano ad ogni nuovo messaggio oppure andandole a visualizzare nello spazio sopradetto. In questo modo, dunque, le chat potranno essere nascoste o poste in evidenza a seconda della preferenza dell’utente.

Il pulsante per lo Shopping e gli acquisti dall’applicazione

L’ultima novità del colosso di Mark Zuckerberg riguarderà un pulsante per lo shopping, con l’obiettivo di permettere agli utenti di visitare una serie di vetrine e cataloghi di shopping store virtuali e acquistare direttamente dall’applicazione, sfruttando le chat e i servizi interni alla piattaforma. Le modalità per usufruire di questo servizio non sono ancora del tutto chiare, tuttavia sembra che, per il completamento dell’ordine, WhatsApp rimanderà comunque a siti web o piattaforme di pagamento esterne. È chiaro che l’intenzione degli sviluppatori è quella di semplificare tale procedura, in modo tale da consentire il perfezionamento delle transazioni nel modo più rapido possibile.

Gli aggiornamenti dell’Informativa sulla privacy: c’è da preoccuparsi?

Da qualche giorno, molti utenti di WhatsApp hanno ricevuto un messaggio che li avvisa degli imminenti aggiornamenti del Termini di servizio e dell’Informativa sulla privacy, invitandoli ad accettarli entro l’8 febbraio 2021 per continuare ad utilizzare la piattaforma. In seguito a tale annuncio, si sono diffusi diversi dubbi rispetto alle conseguenze di tali cambiamenti.
La comunicazione, in realtà, altro non è che una modifica contrattuale dei termini e delle condizioni di servizio, ovvero un processo che si verifica spesso sulle piattaforme online gestite da società private. La preoccupazione, dunque, sorge più marcata in riferimento agli scambi di dati che WhatsApp ha o potrà avere con Facebook. Mark Zuckerberg ha acquistato WhatsApp nel febbraio del 2014 e, da allora, le due applicazioni sono collegate. Negli ultimi mesi, i meccanismi di tali interazioni sono finiti nel mirino dei regolatori di tutto il mondo ed è proprio per questa ragione che si è reso necessario avvisare gli utenti e, allo stesso tempo, tutelare Facebook.
A questo punto, le reazioni negative degli utenti potrebbero apparire giustificate, se non fosse che in Europa l’aggiornamento appena descritto non potrà avere effetti. Esistono due enti distinti che gestiscono WhatsApp – rispettivamente WhatsApp Ireland per l’Europa e WhatsApp Inc per il resto del mondo – e, di fatto, le regole a cui devono sottostare sono differenti: il GDPR, in vigore dal 2018, tutela gli utenti europei impedendo a WhatsApp la condivisione dei dati con Facebook.

Signal: un’alternativa a WhatsApp che non trattiene i dati personali

Come si può intuire, gli allarmismi che si sono diffusi negli ultimi tempi non hanno ragione di seguitare, tuttavia se si sceglie di svincolarsi ugualmente dal sistema Facebook-WhatsApp ed eliminare alla radice ogni eventuale o futuro timore per i propri dati, negli store online sono disponibili numerose altre piattaforme di messaggistica altrettanto valide.
Una di queste è Signal, un’app americana nata nel 2014 incoraggiata da personalità di spicco quali Elon Musk ed Edward Snowden e utilizzata già da tempo dalla Comunità Europea per le comunicazioni interne.
Le caratteristiche principali della piattaforma sono l’attenzione ai diritti dell’utente e la sicurezza delle comunicazioni, in quanto essa non trattiene i dati personali ed è strutturata in modo tale da criptare le chat attraverso chiavi libere, verificabili e trasparenti.
L’applicazione è dotata di tutte le funzionalità proprie di ogni altro sistema di messaggistica istantanea (ad eccezione delle stories) e presenta anche alcune qualità che la rendono addirittura migliore sotto certi aspetti, primo fra tutti l’utilizzo su desktop e tablet. Inoltre, la migrazione delle chat di gruppo da WhatsApp a Signal è estremamente semplice e può essere effettuata copiando e incollando un link in una conversazione.

In conclusione, è evidente che continuare ad utilizzare WhatsApp non è né pericoloso né nocivo, anzi: si tratta certamente di un’applicazione funzionale e di ottimo livello, tuttavia è fondamentale che gli utenti siano consapevoli dell’importanza dei propri dati personali e che, di conseguenza, scelgano gli strumenti più adeguati per poterne disporne nel modo che ritengono più opportuno.

Enel vittima del ransomware Netwalker: chiesti $14 milioni di riscatto

La multinazionale Enel S.p.A. è stata nuovamente colpita da un ransomware. Questa volta si tratta degli hacker del gruppo Netwalker, che hanno chiesto un riscatto di 14 milioni di dollari per rilasciare la chiave di decrittazione e per non diffondere diversi terabyte di dati rubati.
Enel è uno dei maggiori player nel settore energetico europeo, con oltre 61 milioni di clienti in 40 paesi. Il 10 agosto di quest’anno, si è collocato addirittura all’87° posto nella classifica Fortune Global 500, con un fatturato di quasi 90 miliardi di dollari nel 2019.

Una chat di supporto privata per comunicare con la vittima

All’inizio di giugno, la rete interna di Enel è stata presa di mira dal ransomware Snake – noto anche come EKANS – tuttavia il tentativo è stato intercettato prima che potesse comportare danni gravi.
Il 19 ottobre, un ricercatore ha condiviso con BleepingCopmuter una richiesta di riscatto da parte di Netwalker, che sembrava essere stata originata da un attacco nei confronti del gruppo Enel.
All’interno della comunicazione era presente un collegamento all’URL https://prnt.sc/, che mostrava i dati rubati in occasione dell’offensiva. Sulla base dei nomi dei dipendenti presenti nelle cartelle, è stato accertato che la vittima era proprio Enel. L’informazione è stata confermata pochi giorni dopo dagli stessi criminali digitali sulla chat di supporto privata creata appositamente da questi ultimi:

Ciao Enel. Non aver paura di risponderci. Domani scriveremo un post che ti riguarda sul blog o inizieremo a cercare buone mani a cui affidare i tuoi file”.

File criptati a scopo estorsivo

In genere, se la società non risponde rapidamente al responsabile della richiesta di riscatto, la cifra tende a raddoppiare poco dopo. E sembra che anche Enel sia ricaduta in questo iter, in quanto la chat fornita dall’aggressore non è mai stata presa in considerazione dalla controparte.
I cybercriminali hanno utilizzato il medesimo canale per annunciare che avrebbero iniziato a divulgare le informazioni dell’azienda, pubblicando anche la prova dell’effettivo possesso del materiale nel tentativo di spingere la vittima a pagare la somma richiesta, che ora è di 14 milioni di dollari (1234.02380000 BTC).
In questo caso, gli hacker hanno confermato di aver criptato tutti i file, facendo intendere che l’unico modo per sbloccarli è concludere la transazione economica:

Tutti i tuoi file sono crittografati.
L’unico modo per decrittografare i tuoi file è acquistare il decryptor.
La tua chiave utente è *** e puoi usarla per accedere di nuovo.
Il sistema è automatizzato. Dopo aver effettuato il pagamento e concluso le 3 conferme di rete della transazione, sarai in grado di scaricare il decryptor.
Nota: abbiamo visto molte aziende sprecare tempo e denaro cercando di recuperare i propri file, ma alla fine sono sempre venute a chiedere il nostro aiuto.
Collaborando con noi eviterai di danneggiare la reputazione della tua azienda.”

5 terabyte di dati in possesso dei criminali informatici

Infine, i criminali informatici hanno aggiunto Enel al proprio sito di fuga di dati, condividendo una serie di screenshot dei file non crittografati della società sottratti in occasione dell’attacco di questo mese.
Stando a quanto dichiarato dagli stessi colpevoli, Netwalker si è impossessata di circa 5 terbayte di dati ed è pronta a renderne pubblica una parte fra una settimana. Ha aggiunto anche che vorrà “analizzare ogni singolo file per scoprire cose interessanti” da divulgare sul proprio sito. Si tratta di uno stratagemma alquanto diffuso – e anche molto efficace – che ha come scopo quello di mettere la vittima sotto pressione per forzarla ad effettuare il pagamento.

Nuova campagna phishing che sfrutta il bonus INPS da 600 euro

In seguito alle numerose denunce dei cittadini, la Polizia di Stato ha segnalato la diffusione di una campagna di phishing che fa leva sul bonus da 600 euro erogato dall’INPS. Il phishing (o smishing) è un’attività criminale che viene messa in pratica inviando una comunicazione fasulla che invita la vittima a fornire informazioni, dati e codici personali. Ed è proprio quello che sta avvenendo in questi giorni.

Una truffa informatica attraverso i messaggi di posta elettronica

La truffa informatica si sta diffondendo a macchia d’olio e si palesa attraverso un messaggio di posta elettronica che conferma al malcapitato l’avvenuta emissione del bonifico a suo favore e lo sollecita a cliccare con urgenza su un link allegato, tramite il quale potrà aggiornare i propri dati per ricevere il famoso bonus:

Gentile ***, siamo lieti di annunciare che abbiamo emesso il bonifico a vostro favore ID CVD-IT-SP-12334124/2020 di € 600,00 da I.N.P.S.

Purtroppo le tue coordinate bancarie non solo corrette, per ricevere il bonifico aggiorna i tuoi dati e conferma la tua identità accedendo al link allegato in questa email. Aggiorna immediatamente le informazioni dal bottone sottostante.

In seguito, i criminali digitali incitano ulteriormente la vittima inducendola a credere di avere solo 24 ore di tempo per completare l’azione richiesta:

Il link è valido solo per *** e scadrà tra 24 ore.
Se non aggiorni i tuoi dati entro 24 ore, purtroppo dovremo restituire il bonifico e bloccare il tuo account fino a nuove informazioni.

Per concludere, nel tentativo di conferire autorevolezza alla comunicazione, viene aggiunta una nota che ne associa il contenuto al solo mittente e che invita a contattare l’organo preposto in caso di eventuali errori:

Il contenuto di questa email è rivolto unicamente alle persone a cui è indirizzata, sono vietati la riproduzione e l’uso in mancanza di autorizzazione del mittente. Qualora questa email fosse ricevuta per errore vogliate cortesemente darcene notizia via telefono, fax o email.

Malspam: come difendersi

Alcuni suggerimenti pratici per evitare di cadere nella trappola del malspam:

  • Verificare le e-mail in ingresso e cercare di capire se le fonti sono affidabili;
  • Non aprire allegati e/o link di cui non si conosce l’esatta provenienza;
  • Affidarsi solo ed esclusivamente ai canali ufficiali per qualsiasi operazione di aggiornamento dati e conferma di identità;
  • In generale, non compiere alcuna azione richiesta all’interno di mail, sms e altre comunicazioni;
  • Rivolgersi all’ente coinvolgo ed, eventualmente, alla Polizia Postale in caso di dubbio sulla liceità del contatto ricevuto.

Gli hacker del gruppo Nefilim hanno pubblicato i dati di Luxottica sul dark web

Il gruppo di cybercriminali autori del ransomware Nefilim erano già stati in grado di violare i sistemi di Luxottica lo scorso 20 settembre e, nel corso dell’incursione, hanno sottratto una serie di file appartenenti all’ufficio del personale e al dipartimento di finanza. Le informazioni si riferiscono principalmente a profili, assunzioni e risorse umane nazionali ed estere. Per quanto riguarda invece i dati finanziari, sembra che i pirati informatici abbiano avuto accesso ai budget, alle stime di crescita e a una serie di altri materiali sensibili.

Un riscatto per impedire la diffusione dei file

I criminali digitali non si sono fermati qui: il 18 ottobre 2020, a distanza di 28 giorni dalla compromissione, hanno pubblicato sul dark web la prima parte dei dati di Luxottica. Si tratta di una serie di documenti di Microsoft Office, per un totale di quasi 6000 file.
La diffusione delle informazioni è stata accompagnata da un messaggio in cui non solo l’azienda viene accusata del tentativo di nascondere il data breach, ma anche di non aver gestito opportunamente l’attacco. Inoltre gli hacker hanno aggiunto che, se la vittima non dovesse riuscire a pagare il riscatto richiesto, dovrà affrontare la divulgazione – e la conseguente libera consultazione online – di tutto il materiale in loro possesso.
È chiaro che, se questa ipotesi dovesse realizzarsi e venissero trasmesse informazioni private di terzi, Luxottica sarebbe costretta a scontrarsi anche con un fronte di carattere giudiziario.

Attacchi ransomware ai danni di aziende dall’importante fatturato

Ormai gli attacchi malware e ransomware sono all’ordine del giorno e colpiscono, indistintamente, le imprese di tutte le dimensioni e tipologie. A tal proposito, tuttavia, è stato recentemente rilevato un elemento ricorrente: le offensive di questo tipo colpiscono principalmente aziende dall’importante fatturato. La motivazione sottostante a tale fenomeno risiede nel fatto che, i questi casi, la strategia si concretizza non solo nella sottrazione dei dati, ma anche in una successiva estorsione che, per essere messa a punto in modo ottimale, deve poter contare sulla sicurezza di un guadagno cospicuo.
Si tratta, di fatto, di un’attività studiata a tavolino, i cui dettagli tengono conto di ogni possibile variabile o inconveniente: i rischi legati alla mancata conclusione dell’operazione vengono ridotti drasticamente attraverso metodi quali la sottrazione dei dati: questi ultimi vengono rubati non solo perché i bersagli potrebbero possederne una copia criptata, ma anche per fare in modo pubblicarli un po’ alla volta, aumentando così la pressione sulle vittime.

Sensibilizzazione del personale e investimenti in sistemi di sicurezza

Queste vicende dovrebbero rappresentare un monito utile a tutte le aziende per tenere alto il loro livello di attenzione. È necessario sensibilizzare dipendenti e collaboratori in modo tale che possano riconoscere le modalità maggiormente utilizzate dagli hacker e, conseguentemente, adottare il comportamento più adatto alla situazione. Inoltre, è fondamentale corredare questa buona pratica con un adeguato investimento in sistemi di sicurezza e strumenti tecnologici all’avanguardia.
Certo, talvolta si tratta di spese non indifferenti, tuttavia i costi saranno sempre nettamente inferiori a quelli per arginare i danni economici e di immagine legati ad un eventuale attacco informatico.

Pandemia e business: i servizi cloud come soluzione per le aziende

Recentemente, il mercato italiano si è ritrovato di fronte a una serie di sfide tecnologiche piuttosto importanti, prima fra tutte la digitalizzazione dello scenario imprenditoriale.
L’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano ha messo in evidenza la sempre maggiore necessità delle Pmi di adottare soluzioni cloud per il proprio business.
I servizi cloud hanno visto una crescita del 21% rispetto al 2019 (oggi valgono 3,34 miliardi di euro) e l’adozione degli stessi da parte delle Pmi italiane ha subito un altrettanto importante impennata, pari al 42%.
Questo sviluppo così repentino è dovuto principalmente al fatto che le aziende hanno iniziato a rivolgersi a provider esterni, il cui valore complessivo è salito del 30% (2 miliardi di euro in totale).
C’è da considerare che, nella maggior parte dei casi, non sono stati presi in considerazione radicali investimenti infrastrutturali: i servizi di hosting, ad esempio, sono cresciuti solo dell’11% (732 milioni) e l’impiego di dotazioni interne ha subito un rallentamento non indifferente (+ 6%, 583 milioni), infatti l’11% delle grandi imprese non possiede data center di proprietà. Al contrario di quello che si potrebbe pensare ad una prima osservazione, non si tratta affatto di un’involuzione, bensì di una nuova focalizzazione verso i servizi “as a service”, che rendono i dati aziendali più sicuri, accessibili e sempre aggiornati.

Modelli imprenditoriali agili e resilienti grazie alla digitalizzazione

Secondo Alessandro Piva, direttore dell’Osservatorio Cloud Transformation, questo cambiamento repentino ha ricevuto una spinta significativa da parte della pandemia: l’emergenza sanitaria ha comportato la necessità di garantire quanto più possibile il distanziamento sociale e, per tale ragione, diverse imprese hanno scelto di affidarsi ai servizi cloud e di adottare lo smart working. In questo modo, tutte le dinamiche amministrative, collaborative e valutative sono state modificate anche da parte di quelle Pmi che, inizialmente, si erano dimostrate più scettiche e meno digitalizzate: in mancanza di tale adeguamento, infatti, la pena sarebbe stata la sospensione parziale o totale delle loro attività.
La complessità di questo percorso necessita di essere gestita con consapevolezza e costanza, verso un obiettivo comune: la trasformazione organizzativa basata su una strategia tecnologica che tenga conto non solo del contesto storico attuale – e, dunque, della direzione che i rapporti professionali e interpersonali stanno prendendo – ma anche dell’adeguamento all’evoluzione digitale in corso.
Questo significa considerare soluzioni quali il cloud come strumenti in grado di rispondere a problematiche concrete e, come tali, meritevoli di essere sfruttate a pieno da imprese lungimiranti. Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation, afferma che lo stallo nel quale si trova il mercato cloud italiano deve essere superato, in vista di un’applicazione a modelli di business agili e resilienti.

Tentato attacco vishing ai danni di un membro del team Easy Pc

Di recente, un nostro collega è stato vittima di vishing, una truffa telefonica simile al phishing attraverso la quale i malintenzionati, fingendosi enti affidabili, ingannano le proprie vittime allo scopo di ottenere dati sensibili, password, codici di accesso o pin.

Il collega in questione aveva appena concluso una transazione online con la carta di credito e, dopo circa una ventina di minuti, ha ricevuto un messaggio dal numero della propria banca, all’interno del quale gli veniva comunicato che la sua carta era stata bloccata per mancata sicurezza web e che era necessario effettuare una verifica e riattivarla attraverso un link:

Il collega ha intenzionalmente cliccato sul link presente nel messaggio, con l’obiettivo di approfondire la natura dell’attacco. A quel punto, si è aperta una pagina – che, successivamente, si è rivelata un clone di quella della sua banca – all’interno della quale erano presenti una serie di campi da compilare, ovvero il codice cliente, il pin e il numero di telefono.
Una volta completate le operazioni richieste, al collega è arrivato un secondo messaggio che gli riferiva dell’avvenuta attivazione di O-Key Smart su un determinato dispositivo (che non era il suo).

Successivamente, ha ricevuto una chiamata dal numero della sua banca. L’operatore lo ha messo al corrente del fatto che, per concludere l’operazione, avrebbe dovuto inserire un codice che gli sarebbe arrivato via SMS.

A quel punto, una volta compreso l’intero meccanismo, il collega ha provveduto a mettere in sicurezza il proprio account.

Truffe informatiche e telefoniche: come smascherarle attraverso i canali ufficiali

Questa vicenda rende evidente quanto sia facile cadere nelle truffe informatiche e telefoniche: le modalità e le tecnologie sempre più complesse, sottili e sofisticate, unite all’esperienza avanzata dei criminali digitali, danno vita ogni giorno a innumerevoli e macchinosi attacchi studiati a tavolino, in grado di ingannare anche l’utente più attento e scrupoloso.
Per questo motivo, è fondamentale adottare una serie di meccanismi di difesa. Il migliore, in questo caso, è tanto semplice quanto efficace: non bisogna mai rivelare ad altri le proprie informazioni personali. Anzi, è consigliabile diffidare sempre di coloro che le richiedono, poiché molto spesso non si tratta affatto di istituti bancari, enti pubblici o aziende importanti: tali istituzioni, infatti, non necessitano di conoscere questo tipo di dati e, se non altro, non si servono mai di queste modalità comunicative.
Ad ogni modo, in caso di dubbio sulla liceità di tali contatti, è opportuno rivolgersi all’ente coinvolto attraverso uno dei suoi canali ufficiali, al fine di scongiurare (o comprovare) ogni ragionevole perplessità.
Se i dubbi dovessero essere confermati, la Polizia Postale (www.commissariatodips.it) è a disposizione per ricevere le dovute segnalazioni e fornire informazioni o delucidazioni sui comportamenti più corretti da adottare.

Easy Pc è apparsa su Focus Italia come impresa tecnologica innovativa

Focus Italia ha selezionato un gruppo di imprese specializzate nell’innovazione IT: Easy Pc è stata scelta fra queste come possibile partner specializzato in software gestionali avanzati e sofisticate tecnologie digitali, ma anche in soluzioni informatiche evolute per lavorare in smart working, tagliare i costi e accelerare il mondo del business.

Ottica all’avanguardia, impegno nel settore e passione per il lavoro

Siamo davvero orgogliosi di aver raggiunto questo risultato: ci siamo impegnati per più di vent’anni a soddisfare le esigenze dei nostri clienti in tema di soluzioni cloud e sicurezza informatica e abbiamo sempre proiettato la nostra visione aziendale verso le nuove tecnologie e gli ultimi sviluppi del mondo IT. La nostra ottica all’avanguardia, il nostro impegno nel settore e la passione per ogni singolo aspetto del nostro lavoro ci hanno permesso di instaurare rapporti solidi e duraturi con imprese di successo e affermati professionisti italiani e internazionali, ottenendo importanti riconoscimenti legati ai nostri progetti.

La nostra esperienza pluriennale e le nostre attività

Easy Pc nasce nel 2000 e si inserisce rapidamente nel panorama delle aziende IT del veneziano raggiungendo ottimi livelli di sviluppo e partnership ed entrando in ambienti di rilevante importanza.
In questi anni abbiamo maturato l’esperienza sufficiente non solo per supportare i nostri clienti di fronte alle numerose sfide tecnologiche che devono affrontare quotidianamente, ma anche per accompagnarli nel processo di informatizzazione e, allo stesso tempo, sostenere e accelerare il loro business.
Realizziamo soluzioni su misura per consolidare e rendere più efficienti le infrastrutture IT e ITC, operando in diversi settori di attività:

  • Ci occupiamo di analisi e consulenza in ambito digital forensics, al fine di raccogliere e catalogare prove digitali ammissibili in sede legale;
  • Offriamo servizi di assistenza e consulenza sistemistica su server, client, reti, endpoint e software;
  • Progettiamo e installiamo reti sia cablate che wireless;
  • Nel campo del digital signage, eroghiamo software per la diffusione di contenuti multimediali;
  • Implementiamo servizi cloud affidabili e performanti, utili a mettere in pratica lo smart working in totale sicurezza;
  • Forniamo soluzioni di connettività dati e VoiP, appoggiandoci a partner nazionali e internazionali;
  • Progettiamo sistemi di cyber security allo scopo di fronteggiare efficacemente gli attacchi ad opera della criminalità digitale;
  • Grazie al penetration test, valutiamo la sicurezza di sistemi e reti simulando un attacco esterno;
  • Sviluppiamo software gestionali, siti web, e-commerce e applicazioni mobile;
  • Offriamo una consulenza professionale in ambito Blockchain e criptovalute;
  • Distribuiamo materiale informatico a prezzi competitivi, trattando esclusivamente marchi riconosciuti e prodotti di qualità.

Miglioramento costante e sguardo verso il futuro

Il miglioramento costante è la base del nostro lavoro: la mission sulla quale si fonda la forza della nostra azienda è l’apprendimento continuo, unito all’apertura verso nuovi orizzonti. Desideriamo ampliare la nostra multidisciplinarietà quanto più possibile, formando periodicamente il nostro personale per aggiornare le sue conoscenze e affinare le sue competenze. In questo modo, puntiamo a rendere Easy Pc un punto di riferimento solido, una realtà su cui contare e un’identità con uno sguardo sempre rivolto verso il futuro.

Il programma tecnologico di Facebook, tra occhiali smart e Project Aria

Occhiali smart in partnership con EssilorLuxottica

Facebook ha annunciato l’avvio di un programma tecnologico molto ambizioso che comprende, fra le altre cose, la creazione di un paio di occhiali smart a marchio Ray-Ban che vedranno la luce nel 2021.
Quest’ultimo progetto nasce da una partnership pluriennale con EssilorLuxottica, azienda italo-francese specialista nel settore, e prevede la realizzazione di un dispositivo dotato di funzionalità tecnologiche. Il prodotto è privo di display integrato e non si serve della realtà aumentata: Michael Abrash, capo del Facebook Reality Labs Research, ha dichiarato che per il momento gli occhiali necessitano del supporto di uno smartphone (fondamentalmente per questioni legate alla connettività e alla batteria), dal quale potranno svincolarsi fra non meno di 5-10 anni. Ciononostante, si tratta di un enorme passo in avanti verso lo sviluppo delle nuove frontiere digitali: è possibile, infatti, immaginare uno scenario futuro in cui non sarà necessario il collegamento ad un dispositivo esterno.
Andrew Bosworth, capo della divisione Reality Labs, ha sottolineato l’importanza di una sperimentazione in grado di offrire modi sempre più efficienti per aiutare le persone a connettersi le une con le altre. Inoltre, ha espresso il suo entusiasmo circa la collaborazione con EssilorLuxottica, un partner a suo parere fondamentale considerata la sua consolidata esperienza e il suo catalogo di marchi iconici.
EssilorLuxottica, dal canto suo, si è soffermata sui benefici della partnership, che unirà la tecnologia di Facebook, la leadership di Luxottica e gli strumenti all’avanguardia di Essilor.

Project Aria

L’azienda guidata da Mark Zuckerberg sta lavorando anche su un altro fronte: Project Aria. Si tratta di un progetto di ricerca che, al contrario del precedente, sembra avere a che fare maggiormente con alcuni degli aspetti che caratterizzano la realtà aumentata: il dispositivo, dunque, sarà in grado di mostrare il mondo circostante insieme a una serie di informazioni aggiuntive, informazioni che, ad oggi, le persone ricercano con gli smartphone. La vendita al pubblico non è stata ancora programmata, tuttavia i tester dell’azienda avranno il compito di provare pubblicamente lo strumento a partire da questo mese, al fine di raccogliere dati preziosi per il suo ottimale sviluppo tecnico e sociale.
Considerato che la sperimentazione sul campo rappresenta un passo essenziale che precede la commercializzazione di un prodotto, si potrebbe dire che la versione attuale di Project Aria non è definibile nemmeno come prototipo, quanto piuttosto come “precursore”.

Le altre tecnologie firmate Facebook

Facebook sta progettando anche una serie di altre tecnologie come, ad esempio, il device che si serve dell’elettromiografia (EMG) per catturare con precisione il movimento delle dita e consentire così la scrittura su una testiera virtuale, oppure la soluzione audio in grado di filtrare il rumore ambientale per mettere in risalto alcuni suoni piuttosto che altri. L’obiettivo dell’azienda è quello di costruire una serie di strumenti indossabili che, insieme, potranno dare vita a un nuovo modo di intendere il rapporto con i dispositivi digitali.

Buons pc e Internet: requisiti e modalità di richiesta

La pandemia, più di ogni altro avvenimento degli ultimi tempi, ha messo in evidenza il ruolo essenziale degli strumenti tecnologici: grazie ad essi infatti, molte aziende sono state in grado di adottare lo smart working e altrettanti studenti di tutte le età hanno potuto beneficiare della didattica a distanza.
In poche parole, la rivoluzione digitale ha subito una spinta considerevole in pochissimo tempo. Ciononostante, numerosi Paesi necessitano di compiere ancora una serie di passi per allinearsi agli standard europei. In questo momento di transizione, l’Unione Europea ha scelto di offrire il proprio supporto con il bonus pc e Internet: destinato alle famiglie a basso reddito, si tratta di un incentivo indirizzato all’acquisto di prodotti informatici e servizi per il web. L’obiettivo è quello di colmare quel divario tecnologico che in questo periodo si è fatto ancora più evidente.

Desi: Italia fra gli ultimi posti

Secondo il rapporto 2020 della Commissione europea, l’Italia si posiziona al 25esimo posto su 28 per quanto riguarda l’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (Desi): solo il 42% degli italiani tra i 16 e i 74 anni dispone di competenze informatiche di base, solo il 22% possiede abilità avanzate e solo il 32,3% ha fatto ricorso all’e-government. Si tratta di una notizia non solo allarmante in considerazione del peggioramento della situazione rispetto all’anno passato, ma anche paradossale se si pensa che l’Italia è fra i primi dieci Paesi industrializzati al mondo. Tale contraddizione, nel tempo, si è tradotta in una vera propria inerzia nei confronti delle capacità di crescita economica e sociale del Paese, penalizzando inevitabilmente gli investimenti, nonché le opportunità per le nuove generazioni.
Il nostro Paese si è bloccato in un generale stato di arretratezza di fronte ai nuovi sviluppi tecnologici, di conseguenza molte famiglie italiane si sono ritrovate in forti difficoltà lavorative e personali in seguito ai cambiamenti imposti dal Covid-19 e dalla quarantena. Per tale ragione, è necessario che aziende, istituzioni ed enti italiani si mobilitino per aiutare il processo di digitalizzazione, tanto rapido quanto inesorabile. Se così non fosse, il divario fra le diverse fasce di popolazione è destinato a farsi sempre più ampio.

1.150 milioni di euro per famiglie e imprese

Il Ministro dell’Innovazione, Paola Pisano, ha annunciato l’approvazione da parte della Corte dei Conti del bonus pc e Internet in formato voucher che prevede, complessivamente, 1.150 milioni di euro di contributi per aiutare famiglie e imprese.

Bonus per le famiglie:

  • Fino a 500 euro: per le famiglie con Isee inferiore a 20mila euro;
  • Fino a 200 euro: per le famiglie con Isee fino a 50.000 euro;

Bonus per le imprese:

  • Fino a 500 euro: per la connettività ad almeno 30 Mbps;
  • Fino a 2mila euro: per la connettività fino a 1 Gbits.

Come presentare la domanda per il bonus pc e Internet

Per presentare la domanda, è necessario seguire le istruzioni fornite dal Ministero dello Sviluppo Economico.
È prevista l’attivazione di un portale sul quale gli operatori di telecomunicazioni saranno tenuti ad iscriversi (a partire dal 20 settembre per i soli operatori TLC), mentre gli utenti finali dovranno interfacciarsi direttamente con questi ultimi attraverso i consueti canali di vendita.
A breve i canali ufficiali forniranno ulteriori informazioni relative al bonus – compreso l’elenco degli operatori accreditati e le offerte per i beneficiari – sui siti www.infratelitalia.it e bandaultralarga.italia.it.
Le prime richieste che verranno prese in carico saranno quelle inoltrate dai nuclei familiari con Isee inferiore a 20mila euro; in seguito, saranno esaminate quelle delle famiglie con reddito inferiore a 50mila euro.

Il Governo USA vieterà l’utilizzo di TikTok e WeChat

In seguito agli ordini esecutivi espressi dal Presidente Donald Trump, il segretario del Dipartimento del Commercio, Wilbur Ross, ha annunciato che, a partire dal 27 settembre 2020, in tutto il territorio americano sarà vietato scaricare le applicazioni di messaggistica TikTok e WeChat di proprietà dei gruppi cinesi Tencent e ByteDance. Il divieto doveva essere applicato una settimana prima, tuttavia il Governo ha optato per un rinvio.
La drastica decisione rappresenta la conclusione degli avvenimenti del 6 agosto scorso, quando la Casa Bianca ha imposto la vendita delle attività statunitensi di TikTok a una società americana, con l’obiettivo di preservarle. Ciononostante, la negoziazione ancora in corso tra ByteDance e Oracle – società USA – vedrebbe quest’ultima unicamente come partner tecnologico e socio di minoranza.

Oracle e Walmart: nuovi partner americani

Il rinvio del blocco dei download delle applicazioni su AppStore e PlayStore è una diretta indicazione del Presidente Trump, in vista delle trattative ancora in fase di processazione e della scelta di Oracle e Walmart come nuovi partner americani.
Oracle, infatti, è stata selezionata come fornitore ufficiale della tecnologia cloud per TikTok, una scelta influenzata non solo dal recente trasferimento di gran parte delle attività di Zoom proprio nel cloud della società in questione, ma anche dalla necessità di individuare un collaboratore statunitense in modo tale da mantenere attiva l’app di messaggistica.
Il fondatore e Chief Technology Officer di Oracle, Larry Ellison, sostiene che l’infrastruttura di seconda generazione offerta dalla multinazionale informatica sia più affidabile, rapida e sicura di molte delle tecnologie attualmente utilizzate, anche in vista del punteggio di soddisfazione ottenuto nel corso di un’intervista a 935 clienti dei principali fornitori IaaS.
Safra Catz, CEO di Oracle, ha aggiunto che il coinvolgimento di Oracle nel progetto apporterà una serie di benefici non solo in termini di salvaguardia della privacy degli utenti, ma anche di incremento della popolarità della piattaforma.
Oracle, inoltre, avrà il compito di revisionare periodicamente il codice, di occuparsi del monitoraggio e di effettuare l’auditing, allo scopo di garantire la sicurezza dei dati degli utilizzatori americani.

TikTok Global

L’accordo Cina-Stati Uniti ha ricevuto un’approvazione provvisoria e prevede che TikTok crei una nuova società che prenderà il nome di TikTok Global, la quale:

  • Sarà responsabile della fornitura dei servizi di TikTok agli utenti statunitensi;
  • Sarà, in maggioranza, di proprietà di società americane, tra cui Oracle e Walmart (che investiranno su un’acquisizione pari al 20% del business);
  • Sarà società americana indipendente, con sede negli Stati Uniti e con 4 americani su 5 come membri del Consiglio di Amministrazione;
  • Sarà in possesso di tutta la tecnologia di TikTok, la quale dovrà essere conforme alle leggi e ai regolamenti sulla privacy degli USA.

Inoltre si prevede che, grazie anche alla posizione azionaria e alle capacità commerciali di Walmart, la fondazione di TikTok Global apporterà una serie di benefici al Paese, tra i quali la creazione di più di 25.000 nuovi posti di lavoro e il pagamento di più di 5 miliari di nuove tasse al Tesoro.

Applicazioni dannose per la sicurezza nazionale e la politica estera

La motivazione sottostante alla scelta di abolire l’utilizzo delle due applicazioni risiederebbe nella volontà di “proteggere gli utenti dalle minacce del Partito Comunista Cinese”. Il Dipartimento statunitense, infatti, sostiene che tale fazione politica rappresenti un grave pericolo non solo per l’economia, ma anche per la sicurezza nazionale e la politica estera.
All’interno del comunicato ufficiale del 6 agosto, infatti, si legge che TikTok e WeChat, pur essendo due applicazioni differenti, sono accomunate dal fatto che entrambe acquisiscono una cospicua mole di informazioni dagli utenti che le utilizzano – dall’attività sulla rete alla posizione, dalla cronologia di ricerca ai dati di navigazione – in modo tale che i servizi di intelligence del PCC possano sfruttarle per scopi potenzialmente dannosi.

La reazione della tech company

La tech company, in linea generale, si è ritrovata in disaccordo con le decisioni del Governo: Adam Mosseri, responsabile di Instagram dal 2018, afferma che l’abolizione delle due applicazioni potrebbe comportare una serie di conseguenze negative non solo per altre piattaforme come Instagram e Facebook, ma anche per tutta la rete; Vanessa Pappas, General Manager ad interim di TikTok USA, sostiene che le proibizioni danneggeranno l’intero settore ed invita Facebook e Instagram a mettere temporaneamente da parte la concorrenza lavorativa in nome della libertà di espressione e di unirsi alla voce del comune dissenso.
Si tratta di posizioni più che condivisibili, in particolare se si considera il fatto che, ad oggi, non sono state riportate prove concrete che possano testimoniare l’”utilizzo nefasto” delle informazioni da parte del PCC. Un utilizzo, fra l’altro, non meglio specificato. L’industria tecnologica, inoltre, potrebbe subire danni piuttosto ingenti data l’importanza della presenza negli Stati Uniti di TikTok e WeChat – e dei capitali da questi veicolati.

A questo punto, il quesito sorge spontaneo: quale sarà il futuro di due delle applicazioni di messaggistica più utilizzate al mondo?