Covid-19: Google e Apple insieme per tracciare i contagi

I governi e le autorità sanitarie di tutto il mondo stanno lavorando insieme per trovare una soluzione alla pandemia di Coronavirus e, allo stesso tempo, mantenere attivo il funzionamento della società garantendo la sicurezza dei cittadini.
Gli sviluppatori di software, dal canto loro, stanno dando il loro contributo mettendo a disposizione una serie di strumenti tecnologici.
È ormai noto che il Covid-19 può essere contratto se ci si trova in prossimità di soggetti contagiati, pertanto le organizzazioni di pubblica sanità hanno individuato nel tracciamento degli spostamenti il mezzo migliore per contenere l’epidemia. Diversi enti pubblici, università e ONG, infatti, hanno concentrato i propri sforzi sulla creazione di soluzioni atte a ricostruire i contatti delle persone.

API per consentire l’interoperabilità tra dispositivi e una piattaforma di contact tracing

In questo spirito di collaborazione, Google e Apple si sono unite alla causa e hanno scelto di cooperare allo scopo di rendere accessibile una tecnologia in grado di aiutare le istituzioni a ridurre la diffusione del virus, nel rispetto della privacy degli utenti.
Considerata la necessità impellente, il progetto è quello di implementare la soluzione in due passaggi.

Innanzitutto, a maggio i due colossi tech rilasceranno API che consentiranno l’interoperabilità e il dialogo tra dispositivi Android e iOS. Tali strumenti permetteranno lo sviluppo di nuove applicazioni utilizzabili dalle autorità sanitarie (e scaricabili dagli utenti attraverso i rispettivi store virtuali).

In secondo luogo, nei prossimi mesi, le aziende lavoreranno insieme per consentire l’accesso a una piattaforma di contact tracing basata su Bluetooth, prestando particolare attenzione alla trasparenza e al consenso di chi la utilizzerà. Tale sistema, come si evince dal white paper, non si serve della geolocalizzazione, ma sfrutta la connessione dei dispositivi, in modo tale da segnalare l’eventuale prossimità ad un soggetto positivo al virus. L’applicativo, dunque, non fornirà un elenco alle istituzioni, ma si baserà unicamente sui dati condivisi a corto raggio.

Gli esperti, tuttavia, sono preoccupati circa l’affidabilità del sistema in quanto, in alcuni casi, potrebbe non risultare attendibile (per esempio, nelle zone affollate o nel caso di due soggetti vicini ma separati da una parete), in particolare se si considera il fatto che non tiene conto della durata del contatto.

Nonostante queste perplessità, è indubbio che una soluzione di questo genere rappresenta un enorme passo avanti, non solo in quanto innovazione tecnologica, ma anche come punto di partenza per l’implementazione – e il miglioramento – di strumenti utili al contenimento del contagio.

INPS: attenzione alla truffa via sms che sfrutta il bonus del decreto “Cura Italia”

A partire dalla scorsa settimana, l’INPS ha dato la possibilità ad autonomi e liberi professionisti di richiedere il bonus di 600 euro previsto dal decreto “Cura Italia” per i possessori di partita IVA.
L’Istituto si è visto costretto fin da subito a fronteggiare un malfunzionamento della piattaforma dovuto al sovraccarico di richieste, che ha comportato una diffusione involontaria dei dati sensibili degli utenti.
Tuttavia, Le problematiche per coloro che hanno inoltrato la domanda non si fermano qui, infatti i criminali digitali hanno ancora una volta approfittato di una situazione di instabilità per mettere a rischio la sicurezza delle informazioni di accesso e dei codici di autenticazione degli utenti.

Un malware che invita a scaricare un’applicazione per aggiornare la richiesta

In questi giorni stanno arrivando le prime notifiche di conferma dell’avvenuta ricezione delle domande e gli attacchi hacker non si sono fatti attendere: il mezzo scelto per la truffa, in questo caso, è stato l’sms, utilizzato per invitare le persone a scaricare un’applicazione finalizzata all’aggiornamento della richiesta di bonus.
L’INPS ha provveduto immediatamente ad avvertire gli utenti, invitandoli a non aprire il link e specificando che i messaggi provenienti dall’ente non ne contengono.

I dettagli della truffa: a rischio le password inserite nei portali di web banking

La truffa in questione si configura come un’attività criminale chiamata smishing o phishing, messa in pratica inviando una comunicazione fasulla che invita la vittima a fornire informazioni, dati e codici personali.
Ad una prima analisi, il link presente all’interno dell’sms è un trojan bancario denominato Cerberus” che, se aperto, conduce ad una pagina – molto simile a quella dell’INPS – recante un messaggio che richiede di effettuare il download dell’app per Android “covid-19.apk”. Una volta installato, il malware agisce impossessandosi delle password inserite nelle applicazioni o nei portali di web banking.
I pirati informatici, dunque, dopo aver provato a servirsi di notizie, aggiornamenti e addirittura mappe dell’epidemia, hanno di nuovo sfruttato l’emergenza sanitaria per infiltrarsi nei dispositivi. E questa volta lo hanno fatto non solo facendo leva sulle gravi problematiche economiche, ma scegliendo anche una modalità di sicura efficacia, perché piuttosto verosimile nonché difficilmente riconoscibile in un primo momento.

I consigli dell’INPS e degli esperti di cybersecurity

L’INPS e alcuni esperti di cybersecurity si sono prontamente occupati di fornire alcuni suggerimenti pratici per evitare di cadere nella trappola del malspam:

– Non scaricare mai programmi al di fuori dello store ufficiale;
– Controllare i commenti e la data di pubblicazione delle applicazioni presenti all’interno dello store ufficiale (gli hacker sono in grado di caricare versioni infette che possono permanere anche per giorni prima di essere rimosse);
– Non compiere alcuna azione richiesta all’interno di mail, sms e altre comunicazioni (i canali ufficiali inseriranno sempre informazioni statiche nel corpo del testo e non inviteranno mai a scaricare allegati o a cliccare su qualche link, poiché è risaputo che si tratta degli strumenti più diffusi nel mondo della criminalità informatica).

Coronavirus, smart working e malware

Il Coronavirus ha cambiato non solo lo stile di vita delle persone, ma anche il loro modo di lavorare: molte aziende, infatti, si sono attrezzate per assicurare la continuazione delle attività dei loro clienti, collaboratori e dipendenti adottando lo smart working (o lavoro agile).
Tale opzione, tuttavia, non è di facile implementazione, e comporta una serie di problematiche legate soprattutto alla sicurezza dei dati, dei documenti e delle informazioni trattate.
Gli uffici sono dotati generalmente di diverse postazioni con computer collegati alla rete aziendale, la cui protezione è garantita da strumenti software e hardware di vario genere.
Anche il lavoro da casa, dunque, necessita di sistemi adeguati ma, purtroppo, molte realtà non erano e non sono ancora sufficientemente preparate.

Rischi informatici per la sicurezza delle connessioni e la tutela della privacy

Il lavoratore, in base al proprio consenso e alla propria disponibilità, può utilizzare, se lo desidera, i dispositivi in suo possesso: una scelta che richiede un’attenzione particolare non solo alla sicurezza delle connessioni, ma anche alla tutela della privacy.
La comunicazione è un aspetto fondamentale per mettere correttamente in pratica lo smart working: i dipendenti devono essere messi al corrente dei rischi informatici in cui potrebbero incorrere, in modo tale da acquisire la consapevolezza necessaria ad adottare le azioni e i comportamenti adeguati di fronte ad un’eventuale problematica.

Criminalità digitale tramite e-mail: false comunicazioni aziendali e phishing

L’uso improprio degli strumenti e dei dispositivi potrebbe causare danni molto gravi, in particolare se si considera l’aumento esponenziale della criminalità digitale: in questo periodo, infatti, gli hacker sono più che mai attivi e cercano di sfruttare la situazione per infiltrarsi nelle macchine. Le loro tecniche, oggi, sono estremamente sofisticate e comprendono persino attacchi guidati dall’intelligenza artificiale e dall’apprendimento automatico.
Una delle modalità predilette dai pirati informatici è quella di inviare delle false comunicazioni aziendali, tramite le quali si invita l’utente ad aprire file o ad installare programmi che, in un secondo momento, potrebbero rivelarsi dei pericolosi malware in grado non solo di minare il funzionamento del computer, ma anche di bloccare, modificare, copiare e distruggere i dati ivi contenuti.
Un altro tipo di truffa è rappresentato dal phishing: sfruttando sempre le caselle di posta, gli hacker inviano un’e-mail – recante il logo contraffatto di un ente autorevole – che invita la vittima a fornire informazioni, dati e codici personali.

Smart working e riorganizzazione aziendale: alcuni passi fondamentali

È evidente che una riorganizzazione come quella richiesta dallo smart working rappresenta un processo la cui ottimale riuscita richiede tempo e strumenti adeguati, ma ci sono alcuni passi fondamentali che chiunque può compiere, come:

– Seguire i principi di cyber hygiene;
– Scegliere password “forti” e cambiarle frequentemente;
– Aggiornare l’antivirus, i software e il sistema operativo;
– Installare un firewall;
– Effettuare un backup dei dati;
– Utilizzare una sandbox prima di aprire un file sospetto.


Sebbene l’adeguata manutenzione sia essenziale, non costituisce una protezione sufficiente: per questo motivo, Easy Pc offre una vasta gamma di servizi che aiutano a preservare il funzionamento e l’integrità dei sistemi informatici.

Covid-19: applicazioni per le code, spesa online e commercio al dettaglio

Il Coronavirus ha stravolto lo stile di vita di tutti, causando non solo un’emergenza sanitaria senza precedenti, ma anche forti limitazioni agli spostamenti e una pesante crisi economica. Molte attività, infatti, hanno dovuto subire importanti misure restrittive, se non addirittura un arresto forzato.
Il commercio alimentare, tuttavia, non si è fermato. Ciononostante, è stato testimone di profondi e rapidi mutamenti. I cittadini, infatti, possono uscire dalla propria abitazione unicamente per recarsi al lavoro, per far fronte a situazioni di comprovata necessità e per andare a fare la spesa.

Applicazioni per tracciare l’andamento delle code ai supermercati

L’acquisto di generi alimentari si è trasformato in un vero e proprio disagio per milioni di italiani: gli ingressi contingentati – pensati per garantire la distanza minima di sicurezza, per evitare il sovraffollamento e per assicurare il rispetto delle norme igienico-sanitarie – hanno costretto le persone a pazientare anche a lungo al di fuori dei punti vendita, in attesa del proprio turno.
L’aiuto della tecnologia, però, non si è fatto attendere: gli sviluppatori informatici si sono dati da fare sin da subito per ovviare a questa problematica, progettando una serie di applicazioni (come, per esempio, Filaindiana e DoveFila) in grado di tracciare l’andamento delle code all’esterno dei supermercati.
Attraverso un sistema di geolocalizzazione, tali software si servono delle segnalazioni di coloro che li utilizzano per restituire in tempo reale e in modo affidabile il numero di persone in coda e i conseguenti tempi di attesa. Le app, quindi, sono dotate di una mappa che mostra tutti i punti vendita nelle vicinanze: in tal modo, l’utente può non solo selezionare il supermercato in cui si trova al fine di confermare/smentire la veridicità delle stime, ma può anche inserirne di nuovi e aggiungere informazioni utili agli altri.
Grazie a questi applicativi, dunque, è possibile individuare gli esercizi commerciali più vicini alla propria abituazione e, soprattutto, selezionare con cura il migliore momento della giornata in cui recarvisi, evitando di rimanere a lungo in coda e prevenendo la creazione di ulteriori assembramenti in un momento così delicato e precario.

Spesa online

Un’importante iniziativa promossa da diversi supermercati è quella di offrire ai propri clienti la possibilità di fare la spesa online.
Milioni di italiani hanno subito approfittato di questo servizio, al fine di evitare il più possibile i contatti con l’esterno. Inizialmente, infatti, le piattaforme di e-commerce sono state letteralmente prese d’assalto e faticavano a gestire i numerosi ordini in tempi brevi. È importante precisare che tale situazione non si è venuta a creare per problematiche legate all’approvvigionamento, bensì alla logistica – pertanto, le corse all’acquisto massiccio di generi alimentari sono assolutamente ingiustificate.
In seguito, tuttavia, molti punti vendita si sono dimostrati in grado di organizzarsi al meglio per rispondere alle richieste dei consumatori. Un esempio è la catena Carrefour, che ha mostrato significativi segnali di ripresa, mettendo anche a disposizione “Gli essenziali”: una serie di pacchetti alimentari preconfezionati pensati per soddisfare il fabbisogno settimanale di due persone e, conseguentemente, snellire la mole di ordini in rete.
Per acquistare prodotti gastronomici sul web ci si può affidare a una delle numerose piattaforme presenti, come Spesa Online locale. Si tratta di un portale all’interno del quale è presente un elenco delle attività locali che effettuano il servizio a domicilio e che permette di rifornire la propria dispensa attraverso una chiamata o un semplice messaggio.

E-commerce e retail

La crescita dell’e-commerce di questi ultimi anni, anche in mercati più “tradizionali”, ha subito un forte incremento a causa del Coronavirus, il tutto in poche settimane, e ci si aspetta che un cambiamento di questa portata comporterà anche una significativa trasformazione in termini di valori e reddittività.
Il retail, ad oggi, rappresenta uno dei settori maggiormente colpiti dalle conseguenze di questa pandemia e gli investitori si vedranno costretti a pensare a una ristrutturazione delle loro attività per cercare di riposizionarsi nel mercato.
La portata dell’impatto dipenderà sicuramente dalle tempistiche delle misure restrittive imposte, tuttavia non è ancora del tutto chiara.
La certezza, tuttavia, risiede nelle difficoltà generate dalle riduzioni (se non dai blocchi) delle attività, che portano inevitabilmente con loro un declino del quadro di settore, nonché perdite significative per il ramo del commercio al dettaglio.
Il report dell’Urban Land Institute ha tracciato il profilo dei luoghi commerciali destinati alla sopravvivenza: l’uscita dalla crisi sarà possibile per quei punti vendita ubicati in zone strategiche e dinamiche – quindi all’interno di centri abitati o in aree facilmente raggiungibili – che saranno in grado di proporre offerte convenienti e bilanciate rispetto al potere d’acquisto dei cittadini (in questo periodo particolarmente in calo).
Una soluzione valida per tutti non esiste, tuttavia la ricerca di un adattamento e di una nuova sostenibilità è un primo passo fondamentale.


In conclusione, la tecnologia – pur con le sue limitazioni – si è dimostrata uno strumento utile in un momento in cui la comunicazione a distanza è essenziale, consentendo alle aziende di proseguire la propria attività e ai consumatori di continuare ad acquistare i beni di prima necessità, il tutto in totale sicurezza.

INPS: sito down e diffusione dei dati sensibili degli utenti

A partire dalla giornata di oggi, autonomi e liberi professionisti hanno la possibilità di richiedere il bonus di 600 euro previsto dal decreto “Cura Italia” per i possessori di partita IVA.

Le prime ore del mattino sono state testimoni di un tanto prevedibile quanto eccezionale traffico sul sito dell’INPS, che è stato rapidamente sovraccaricato di richieste.
I numerosi accessi hanno comportato una serie di problemi legati al malfunzionamento della piattaforma – risultata a tratti irraggiungibile. Uno di questi è un fenomeno conosciuto come data breach, un termine che indica un incidente di sicurezza che comporta il rilascio non autorizzato – intenzionale o involontario – di informazioni private o riservate. Infatti, diverse persone che stavano navigando sul sito dell’INPS si sono accorte della presenza di un bug che permetteva loro di accedere ai dati sensibili degli altri utenti che hanno inoltrato la domanda.
Cliccando su “Entra in my Inps”, indipendentemente dal fatto che le credenziali vengano inserite o siano già salvate, si apre un profilo diverso rispetto a quello di colui che ha effettuato l’accesso. Se si clicca un qualsiasi atro pulsante presente sulla schermata appena apparsa, si entra nella scheda anagrafica di un secondo utente (e così via). In questo modo, è possibile consultare ogni genere di informazione altrui, anche quelle più riservate (come le situazioni di invalidità): si tratta di un pericolo reale, che si spera rientri presto, soprattutto a fronte del probabile sfruttamento della situazione da parte di qualche malintenzionato.

La confusione è stata generata principalmente dal fatto che il fondo fosse stato reso disponibile fino all’esaurimento delle risorse, ma anche da una comunicazione poco attenta da parte dell’INPS, che aveva dichiarato che la somma sarebbe stata distribuita in base all’ordine cronologico di presentazione della domanda (affermazione in seguito rimossa a causa delle numerose polemiche).

L’insolito avvenimento è stato definito come “la più grande violazione dei dati personali mai avvenuta in Italia”, e ha messo in luce la preoccupazione di milioni di italiani per la tutela della propria privacy e della propria sicurezza sulla rete.
La causa sottostante a un errore tecnico di tale portata non è stata ancora chiarita, tuttavia l’INPS ha ringraziato pubblicamente gli utenti per le loro segnalazioni, scusandosi per quanto accaduto e assicurando di aver avvertito prontamente il personale tecnico (che, per il momento, ha messo il sito offline).

Covid-19: il Governo sta valutando un’applicazione per tracciare gli spostamenti dei cittadini

Regolamentazioni non sufficienti ad arrestare l’epidemia: a rischio la salute pubblica

La diffusione dei contagi da Covid-19 sembra aver subito una lieve diminuzione negli ultimi giorni, e questo anche grazie alle nuove misure restrittive imposte dal Governo.
Tuttavia, tali regolamentazioni non sembrano sufficienti per arrestare l’epidemia: nonostante la grande mobilitazione delle forze dell’ordine, predisposte a controllare gli spostamenti degli individui e le loro autocertificazioni, molte persone si dimostrano ancora restie ad adattarsi ad un cambiamento forzato del loro stile di vita e tante altre non mettono in pratica gli accorgimenti necessari per evitare ulteriori contagi. Le uscite non necessarie, unite al continuo bisogno di contatto umano, si sono moltiplicate, mettendo seriamente a rischio la salute pubblica.

Attenzione alle normative in materia di privacy

Per combattere la propagazione delle infezioni, il Ministero dell’Innovazione sta valutando la strada già percorsa dalla Corea del Sud, che prevede l’utilizzo di alcune applicazioni pensate per localizzare i positivi e tracciarne i movimenti.

I progetti in cantiere sono molti, ma la Polizia Postale suggerisce di procedere con cautela, in quanto queste strumentazioni potrebbero andare fortemente in contrasto con le normative in materia di privacy. Tuttavia, allo stato attuale, l’ipotesi non è da sottovalutare: ci troviamo di fronte ad un’emergenza dalla portata straordinaria e un passo di questo tipo, pur comportando una deroga importante ai principi di tutela, potrebbe rivelarsi necessario a fronte di una superficialità di fondo che, purtroppo, continua a dilagare nelle convinzioni di chi non ha ancora compreso la gravità della situazione.

Un altro aspetto oggetto di discussione è la possibilità di rintracciare, attraverso le celle telefoniche, i cittadini che non rispettano il divieto di rimanere in casa. La Lombardia ha già provveduto ad attivare questo sistema e il Presidente della Regione, Attilio Fontana, a seguito della dilagante preoccupazione dei cittadini circa la riservatezza delle informazioni che li riguardano, assicura l’assenza di una volontà di controllo individuale: si tratta unicamente di un monitoraggio volto a quantificare i flussi in movimento sul territorio.

Il Garante della Privacy, Antonello Soro, controbatte soffermandosi sui numerosi riferimenti alle esperienze coreane e cinesi: sostiene la necessità di mettere in pratica le dovute accortezze nell’ispirarsi a realtà in cui le libertà individuali sono nettamente limitate rispetto alle nostre. Afferma, inoltre, il bisogno di intavolare proposte maggiormente definite, a cui dovrebbero far seguito una gestione efficiente, dettagliata e trasparente di una mole di dati di considerevole entità.

I progetti degli sviluppatori italiani

Anche se al momento il Governo non si è ancora espresso ufficialmente sull’argomento, gli sviluppatori italiani hanno già avviato diversi progetti, come quello a cui sta lavorando Luca Foresti, fisico e Amministratore Delegato della rete di poliambulatori specialistici Centro Medico Santagostino: l’idea è quella di mettere a disposizione delle istituzioni un’applicazione che, basandosi sui dati georeferenziati e anonimi, permette di tracciare gli spostamenti degli individui e raccogliere il loro diario clinico. La tecnologia, in questo modo, è in grado di individuare in anticipo la presenza di un eventuale focolaio.

Un altro software, sviluppato dall’Università di Urbino, consente all’utente di utilizzare il proprio smartphone come una sorta di banca dati virtuale sulla quale registrare tutte le informazioni utili a tutelare sé stesso e gli altri. L’applicazione, dunque, garantisce la sicurezza dei dati, in quanto essi non vengono condivisi in rete, ma possono comunque essere oggetto di analisi in caso di necessità.

Anche dalla valle di Sondrio arriva un’applicazione simile, chiamata STOPcovid19: il suo funzionamento prevede la trasformazione dello smartphone dell’utente in un localizzatore GPS, allo scopo di delineare una mappa dei suoi spostamenti. Le informazioni raccolte sono private e disponibili all’occorrenza solo alle autorità preposte, per permettere loro di intervenire qualora dovessero riscontrare il contatto fra un individuo positivo e altre persone.

Un nuovo percorso verso la localizzazione a tappeto?

Le soluzioni tecniche per tracciare gli individui sono numerose: applicazioni, operatori di telefonia mobile, ma anche motori di ricerca e social network contengono diverse informazioni sugli spostamenti dei propri utenti, tuttavia è necessario il consenso dell’utilizzatore stesso o un provvedimento giudiziario motivato per potervi accedere.
La maggior parte delle persone utilizza questi strumenti ogni giorno, ma tutti sono soggetti al GDPR.

Il percorso verso una localizzazione a tappeto, dunque, sembra ancora lungo (e molto ripido).

Covid-19: le compagnie di telefonia offrono il proprio aiuto per far fronte all’emergenza

Scarsità di personale, insufficienza di presidi medici e difficoltà nelle comunicazioni

L’emergenza Covid-19 è fonte di grande inquietudine per le istituzioni di tutto il mondo, in particolare per quelle sanitarie: gli ospedali, infatti, si sono ritrovati a dover affrontare una situazione senza precedenti, che ha comportato una serie di gravi problematiche legate alla scarsità di personale, all’insufficienza di presidi medici e alla difficoltà nelle comunicazioni.

Privati cittadini, personalità politiche e realtà imprenditoriali uniti nella solidarietà

La solidarietà, fortunatamente, non si è fatta attendere: nel corso delle ultime settimane sono state avviate numerose iniziative allo scopo di raccogliere fondi e risorse di vario genere indirizzate alle istituzioni sanitarie. Tali preziosi aiuti sono pervenuti non solo da privati cittadini, ma anche da diverse personalità pubbliche e realtà imprenditoriali.

“Solidarietà digitale”, l’iniziativa del Ministero

Solidarietà digitale” è un’iniziativa promossa dal Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione con supporto tecnico dell’Agenzia per l’Italia Digitale.
Al fine di ridurre l’impatto sociale ed economico del Coronavirus, il progetto permette di accedere a servizi digitali gratuiti messi a disposizione da imprese e associazioni. L’obiettivo è quello di migliorare le condizioni di tutti coloro che, in questo momento, si vedono costretti a cambiare le proprie abitudini di vita.

Huawei, TIM e Iliad offrono il proprio supporto

Huawei ha deciso di offrire il proprio supporto al popolo italiano attraverso la donazione di apparecchiature tecnologiche (dispositivi e connettività ad alte prestazioni) e strumenti di vario genere (1.000 tute protettive, 200.000 mascherine e 500 fra smartphone e tablet).
L’azienda ha annunciato anche l’istituzione di un’unità interna di crisi in collaborazione con le istituzioni nazionali e locali e ha assicurato l’avviamento di ulteriori progetti di sostegno (come la realizzazione di una piattaforma di videoconferenza per garantire il coordinamento fra ospedali ed enti governativi) che coinvolgeranno i propri partner e diversi operatori di telecomunicazioni.
Un ulteriore sforzo che verrà compiuto dalla compagnia di telefonia sarà quello di facilitare i collegamenti tra i team sanitari italiani e quelli cinesi (mettendo a disposizione la sua piattaforma cloud Welink), sperando di aiutare anche l’Italia nella fase critica dell’epidemia.

Anche TIM ha aderito al progetto “Solidarietà Digitale”, offrendo ai propri clienti un pacchetto di Giga e chiamate illimitate per un tempo di 30 giorni. Si tratta di un gesto che si trasformerà sicuramente in un aiuto concreto per la popolazione, in particolar modo per coloro che stanno adottando lo smart working per continuare il proprio lavoro.

Iliad, dal canto suo, ha scelto di partecipare al progetto del Governo permettendo agli utenti già in possesso dell’offerta Voce di beneficiare di ulteriori 10 Giga di traffico dati, nonché di chiamate illimitate verso diverse destinazioni internazionali.



Questi contributi, seppur limitati, sono essenziali nella difficoltà di un momento in cui lo scambio di informazioni e di risorse rappresenta uno degli strumenti chiave per garantire non solo la comunicazione e la prosecuzione delle attività, ma anche la salute fisica e mentale delle persone.

Easy Pc: lo smart working come strumento per garantire la sicurezza dei propri collaboratori e la piena reperibilità ai propri clienti

Easy Pc ha come priorità assoluta la sicurezza dei propri dipendenti, collaboratori e clienti e si è uniformata fin da subito alle direttive provenienti dagli Enti preposti alla tutela della Salute Pubblica, rimanendo quotidianamente aggiornata sugli sviluppi dell’emergenza Covid-19 e delle conseguenze ad essa collegate.

Lo smart working, pratica già adottata da tempo dalla nostra azienda, assume un significato ulteriore in un momento come questo: desideriamo, allo stesso tempo, garantire la continuità del lavoro e assicurare la piena reperibilità ai clienti.

Siamo a conoscenza del fatto che numerose altre realtà del territorio si sono trovate ad affrontare la medesima situazione ed è indubbio che, ora più che mai, necessitano della disponibilità di strumenti professionali all’avanguardia e dell’assistenza di personale tecnico qualificato per mettere in atto efficacemente un nuovo modo di lavorare.

Servizi cloud e soluzioni di networking per favorire il lavoro agile

I servizi cloud e le soluzioni di networking che Easy Pc fornisce da anni ai propri clienti potrebbero aiutare molte aziende nell’implementazione del lavoro agile:

IaaS (Infrastructure as a Service)

Lo IaaS è un outsourcing evoluto di tutte le risorse ICT. In questo caso, il cliente ha la possibilità di esternalizzare tutti i suoi servizi e di affidarli ad un intero data center virtuale. Quest’ultimo viene configurato, gestito, mantenuto e monitorato dal nostro staff IT, comportando un risparmio considerevole per chi sceglie di usufruirne.

Servizio Easy Storage

Il servizio Easy Storage consente di spostare i dati del cliente dalla propria infrastruttura interna alla nostra infrastruttura server. Tale operazione fa sì che non sia più necessario per il cliente verificare lo stato dei propri server o dispositivi, eliminando contemporaneamente il rischio di perdita degli stessi.
Attraverso un’applicazione che dialoga in modo continuativo con i nostri server, i dati vengono sincronizzati in modo tale da poterli avere sempre aggiornati in tutti i pc dove viene installata l’applicazione stessa. Il servizio, inoltre, mette a disposizione un sito web per accedere ai dati stessi, verificarne le rielaborazioni, ripristinarli e/o recuperare quelli erroneamente cancellati.
Lo spazio disponibile non ha limitazioni: si può aumentare in pochi secondi richiedendo l’upgrade del profilo commerciale sottoscritto.

Networking – connessione interna

La rete IT di un’azienda collega tutti i suoi computer e dispositivi correlati, consentendo al personale di lavorare in modo più efficiente all’interno dell’organizzazione. Al giorno d’oggi, un problema sulla rete aziendale potrebbe arrestare la produttività: per questo motivo, è fondamentale poter contare sulla propria infrastruttura ed effettuare tutte le operazioni necessarie al suo aggiornamento e alla sua manutenzione.
Easy Pc ha una lunga esperienza in materia di progettazione e installazione di reti IT, siano esse cablate o wireless, e offre la propria competenza per la gestione dei servizi LAN, Data Center, Cloud, WAN, Accesso Remoto, Routing & Switching, Security e VPN.
A tal proposito, il nostro team di tecnici raccoglierà tutte le informazioni, le necessità e le esigenze aziendali al fine di pianificare, costruire e mantenere una struttura in grado di soddisfare le occorrenze attuali e future.

Networking – connessione esterna

Easy Pc è specializzata anche nell’installazione di VPN (Virtual Private Network). Grazie a una connessione Internet, questo strumento consente agli utenti che ne fanno uso di collegarsi da remoto alla rete informatica della propria azienda, permettendo loro di lavorare come se fossero fisicamente presenti in sede.



Se anche tu sei interessato ad adottare lo smart working nella tua azienda, non esitare a contattarci per avere maggiori informazioni sugli strumenti utili a metterlo in pratica.
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I ricercatori del MIT hanno messo a punto un nuovo sistema di intelligenza artificiale per aggiornare i testi di Wikipedia

Wikipedia, l’enciclopedia online più famosa al mondo, comprende milioni di sezioni che hanno un costante bisogno di espansioni, riscritture e aggiornamenti per poter trasmettere correttamente nuove informazioni – considerato che si tratta di contenuti spesso imprecisi.

Un sistema per la generazione automatica del testo

In un documento presentato alla Conferenza AAAI sull’Intelligenza Artificiale, alcuni ricercatori del MIT hanno presentato un sistema di generazione del testo che individua e sostituisce le informazioni obsolete all’interno delle frasi di Wikipedia, mantenendo un linguaggio simile a quello utilizzato dagli esseri umani affiché l’utente che consulta la pagina non percepisca la differenza fra le parti scritte dall’IA e le altre.

Il sistema di apprendimento automatico è costruito su due moduli ed è basato su coppie di frasi che possono:

– Esprimere il medesimo concetto;

– Essere in contraddizione fra loro;

– Essere neutrali.

Il primo modulo prevede che l’algoritmo, nel caso in cui dovesse individuare una coppia di frasi che sono in contraddizione fra loro, ponga in essere un processo chiamato “maschera di neutralità”, adibito a selezionare le parole da escludere e quelle da mantenere.

Il secondo modulo, detto “di fusione”, è un framework encoder-decoder che determina la riscrittura sia della frase obsoleta che di quella aggiornata, inserendo nuovi termini al posto delle parole escluse.

Un risultato non ancora ottimale, ma ricco di potenzialità

I risultati in termini di precisione degli aggiornamenti e di corretto utilizzo della grammatica sono decisamente soddisfacenti; tuttavia la tecnologia in questione, pur presentando una serie di caratteristiche nettamente superiori rispetto agli altri sistemi automatici di generazione del testo, necessita ancora di ulteriori perfezionamenti.

Questo nuovo tipo di intelligenza artificiale è ricco di potenzialità e il suo campo di applicazione è davvero molto esteso (può essere utilizzato, ad esempio, come supporto ai rilevatori di fake news) e potrebbe aiutare o addirittura arrivare a sostituire i redattori umani, garantendo un lavoro preciso ed imparziale.

Anche Easy Pc sceglie lo smart working

Il Dpcm e le misure di contenimento del contagio da COVID-19

Nella notte dell’8 marzo scorso, il Premier Giuseppe Conte ha emanato un Dpcm recante le misure urgenti di contenimento del contagio nella regione Lombardia e nelle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia, messe in atto allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19.

Il decreto, in vigore da ieri e valido fino al 3 aprile 2020, ribadisce di evitare ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dai territori delle zone sopracitate, nonché all’interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute.

Lavoro agile: continuazione delle attività in sicurezza

I datori di lavoro pubblici e privati, dunque, sono invitati a promuovere la fruizione, da parte dei loro dipendenti e collaboratori, dei periodi di congedo ordinario e di ferie o, in alternativa, a continuare le proprie attività servendosi di modalità quali lo smart working. Quest’ultima possibilità è altamente agevolata, specialmente in un periodo particolare come questo: il decreto, all’art. 2, c. 1, lett. r afferma: “La modalità di lavoro agile disciplinata dagli articoli da 18 a 23 della legge 22 maggio 2017, n. 81, può essere applicata, per la durata dello stato di emergenza di cui alla deliberazione del Consiglio dei ministri 21 gennaio 2020, dai datori di lavoro a ogni rapporto di lavoro subordinato, nel rispetto dei principi dettati dalle menzionate disposizioni, anche in assenza degli accordi individuali ivi previsti […]”.

Il lavoro agile, dunque, pur non applicabile a qualsiasi categoria di lavoratori (come chi è attivo nel campo del commercio, della ristorazione o della produzione industriale), sembra essere la soluzione migliore per evitare di bloccare completamente l’operatività di un’azienda: svolgibile sia presso la propria abitazione che in sedi alternative, è già stato adottato da numerose realtà impegnate nell’ambito dei servizi – quali banche, assicurazioni e società di consulenza.

Easy Pc e lo smart working

Al fine di garantire le misure di sicurezza espresse dalle disposizioni emanate la notte scorsa e assicurare la prosecuzione delle attività, Easy Pc ha scelto lo smart working proprio in queste ore: ricorrendo ad alcune efficaci modalità per essere sempre in contatto fra colleghi, abbiamo provveduto a rendere i nostri dispositivi idonei a svolgere da remoto tutte le ordinarie mansioni d’ufficio, in modo tale da procedere con il lavoro e continuare ad assicurare la piena reperibilità ai nostri clienti.

Nella speranza che questa emergenza rientri al più presto, non esitate a contattarci per avere maggiori informazioni sullo smart working e sui software che aiutano a metterlo in pratica.